Capitolo 3: Un nuovo mondo
Padre Benedetto attraversò di corsa la sacrestia, attraversando la navata centrale verso le porte della chiesa. Lampeggiò davanti alle religiose che rimasero con le mani in segno di saluto sospese a mezz’aria, perplesse. Non hanno mai visto il santo prete paffuto correre così veloce! Nemmeno verso un bel piatto di Fusilli accompagnato da un calice di vino… Ecco fatto! E seguirono il reverendo che agitava in aria la sua tonaca nera. Felitto è un piccolo paese, ha lo stesso numero di abitanti, circa duemila, da almeno 1.000 anni. Un prete che corre con una mezza dozzina di mozziconi dietro di sé non passerebbe comunque inosservato. Così, a poco a poco, una carovana in crescita, desiderosa di informazioni, è arrivata alla porta della casa dei miei nonni.
Mio nonno Giovanni aprì la porta e, con grande stupore, vide il prete in cima alle scale, tutto sudato e angosciato, già sorretto dai membri del seguito, che solo si ingrossava. Lo ha invitato e, insieme a lui, sono entrate alcune delle autorità locali già presenti: il sindaco e il deputato, la guardia municipale, il medico, il direttore della scuola, oltre a due zii, tre cugini e sei vicini di casa. La casa era molto umile e piccola, costruita con pietre antiche che c’erano sempre state, composta proprio all’ingresso da un unico ambiente che fungeva da soggiorno, cucina con stufa a legna e sala da pranzo. C’erano anche due camere da letto e un bagno annesso, impegnativo nelle giornate fredde. Concessero qualche minuto al santo padre, che lentamente riprendeva fiato, seduto nella migliore sedia disponibile. Quando ebbe finito il bicchiere di vino offerto, in un sorso, tirò fuori dalla tasca della tonaca una busta e prese il foglio di carta con l’intestazione della diocesi di São Paulo, Brasile. Si guardò intorno, fissò gli occhi su mia madre e cominciò a leggere con tono solenne:
“Al Parroco della città di Felitto, provincia di Salerno, Italia,
Abbiamo ricevuto nella nostra diocesi, presso Igreja Santa Margarida dos Aflitos, nel quartiere di Cachoeira Seca, nella città di São Paulo, una domanda di matrimonio tra Maria Bernarda Auxiliadora Silva, brasiliana, nata ad Amaralândia, MG, e Pasqualino Santangelo, italiano, nato a Felitto, Salerno, Italia.
Vorremmo sapere, a nome del Vostro Reverendo, se c’è qualche impedimento a questo collegamento?
Con molto rispetto…”
Ahhh! Brasile… Brasile…
Quando mio padre si ritrovò adulto, sposato, con una figlia in braccio e un’altra in arrivo, a lavorare nella sua piccola falegnameria, facendo ogni genere di lavoro con il legno che procurava con le proprie mani a chilometri di distanza, in cambio per il cibo e pochi centesimi, senza alcuna prospettiva di miglioramento nei secoli a venire, dopo la distruzione dell’Europa del dopoguerra, si lasciò incantare dalle voci di una vita migliore provenienti dall’America. Molti da lì erano già partiti per diverse parti del pianeta, alcuni tornando alle proprie famiglie con risorse, valori che non si sarebbero raggiunti in una vita in quel luogo. Con l’aumentare della miseria e delle difficoltà, aumentarono anche le lodi dell’opportunità e della ricchezza di terre esotiche e inesplorate dove un solo uomo poteva raggiungere l’indipendenza. C’erano programmi governativi che incoraggiavano i cittadini a intraprendere questa strada, alleviando così l’onere amministrativo di uno stato dilaniato da scelte sbagliate. Uno di questi programmi raggiunse Felitto e portò con sé un manipolo di uomini giovani e coraggiosi disposti a superare la povertà. Tra loro c’era mio padre.
Andarono a Napoli, dove una nave attendeva ormeggiata. C’era così tanta gente in porto, code enormi che si snodavano verso i gradini più bassi della nave, che dava l’impressione che l’Italia sarebbe stata vuota! Gente del Nord e del Sud, molti del Sud, la grande maggioranza del Sud, si stringevano nervosamente, aspettando il proprio turno per imbarcarsi. Molti, come mio padre, non avevano mai lasciato la loro città natale, ma come si suol dire, Il Mondo è Paese, nel senso che non importa quanto tu sia lontano dal tuo paesino, sarà sempre con te.
Così, 17 ore dopo essere arrivato in porto, mio padre era a bordo di una vecchia nave, mal tenuta e corrosa dal tempo e dalla salsedine, con la prua puntata direttamente alla Statua della Libertà di un’America ricca e promettente. Poche ore dopo, con la costa europea già a prua, la nave iniziò a deviare lentamente verso sinistra, in una curva discendente che si concluse solo 15 giorni dopo, nelle acque brasiliane, molto più a sud, più precisamente nel Porto di Santos.
“Dio mio, che bello!” L’impatto di questo paese su un immigrato è travolgente. Erano gli anni ’50, tutto era ancora molto vergine, molto naturale. Il caldo, la brezza marina, il verde e il giallo della vegetazione… Le case non erano pesanti, fatte di pietra, ma di mattoni, i più eleganti intonacati e tinteggiati. Sembravano muoversi con il vento, come le palme da cocco danzanti sulle spiagge di sabbia bianca viste dalla nave prima dell’attracco. Separavano il verde trasparente delle acque del mare, da quello dal tono più forte della vegetazione che scendeva dall’alto dei monti lontani.
Per un momento, sentì di aver fatto la scelta giusta, il suo cuore si espanse in una contentezza senza precedenti. Ampio!
Gli spazi… Tutto era molto spazioso, confortevole. Anche la gente, più affabile, sorridente. Le donne, che belle donne erano! Certo, non per lui, che era sposato, con una figlia di 3 anni e un nascituro. Non per lui, che era appena arrivato e presto si sarebbe diretto verso la città di San Paolo, con un clima un po’ più fresco, molto buono, e non aveva ancora avvertito gli attacchi di solitudine, vuoto, nostalgia che un giorno si sarebbero trasformati in desiderio.
Tutta quella gioia di vivere era per le persone qui, con le loro tonalità della pelle multicolori che vanno dal bianco lunare al nero carbone! Ma questi toni variegati erano estremamente apprezzabili nelle ragazze che passavano per le strade ei viali, spensierate e sorridenti, sempre più invitanti col passare del tempo e il desiderio di compagnia. Dopotutto, a quel tempo l’uomo aveva ancora certe garanzie e il dovere di dimostrare la sua mascolinità. E, pensando così, vinti dalla lontananza, dai giorni, dalle settimane e dai mesi e dagli anni, dal tempo e dalla nostalgia, che allora si era già presentata in una forma ben oltre la nostalgia, ben dolorosa, soccombettero. E lasciati trasportare dai piaceri di un nuovo mondo!
CaMaSa